Vučić nel mirino, Serbia in bilico | Chiara Nalli
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Dopo settimane di intense manifestazioni, a cui hanno preso parte studenti, insegnanti, avvocati, ingegneri e svariate altre categorie, il primo ministro ed esponente di spicco del Partito progressista serbo (Sns) al governo Miloš Vučević ha rassegnato le dimissioni. Con lui ha abbandonato l’incarico l’intero gabinetto di governo. Le proteste sono scaturite dalla morte di 15 cittadini serbi provocata dal crollo di una tettoia della stazione ferroviaria di Novi Sad, rinnovata di recente da un consorzio di aziende cinesi nell’ambito dei lavori di realizzazione della linea ad alta velocità Belgrado-Budapest, finanziata da Pechino. Le manifestazioni, che vanno ad incendiare un clima reso già particolarmente rovente dal velati progetti di secessione della Vojvodina, dalle provocazioni del Kosovo, dalle pressioni sempre più asfissianti dell’Unione Europea e della Nato, sono state oggetto dei rilievi mossi dal vicepremier Aleksandr Vulin, che nel corso di una trasmissione televisiva ha dichiarato che «dietro le proteste in Serbia ci sono i servizi segreti occidentali, che operano attraverso alcune Ong ben identificate. I crescenti tentativi da parte dei media e dei politici di varie parti di incoraggiare il tentativo di rivoluzione colorata in Serbia, sono tanto stupidi e spregevoli quanto le dichiarazioni secondo cui la Serbia sarà democratica soltanto nel momento in cui la Vojvodina diventerà una repubblica indipendente […]. Le proteste sono sostenute dalla Croazia, dagli islamisti della Bosnia-Erzegovina e dal kosovaro Albin Kurti, ed è chiaro che l’ordine per un attacco generale alla Serbia è stato impartito in Occidente, dove si opera attivamente affinché la Serbia sia guidata da un governo disposto a riconoscere l’indipendenza del Kosovo; ad abbandonare la Repubblica Srpska; a evitare di ricordare alla Croazia i crimini degli Ustaša sia nella Seconda Guerra Mondiale che nella guerra civile degli anni ’90; a imporre sanzioni alla Russia e guastare in modo permanente le nostre relazioni con la Russia e la Cina. Conoscendo il modus operandi dei servizi di intelligence occidentali, sono convinto che per conoscere la verità occorra semplicemente adottare una legge sugli agenti stranieri e seguire la pista del denaro». Pochi giorni dopo, l’auto su cui il presidente Aleksandr Vučić stava viaggiando è rimasta coinvolta in un incidente stranissimo e inquietante, su cui stanno indagando i servizi di sicurezza di Belgrado. Dalle indagini preliminari condotte dalle autorità serbe, è emerso che la ruota posteriore sinistra si è staccata mentre il veicolo viaggiava ad alta velocità, costringendo l’autista a compiere una difficilissima manovra risultata decisiva a mantenere l’auto nella corsia. Cosa sta succedendo? Cerchiamo di comprenderlo assieme a Chiara Nalli, studiosa di questioni geostrategiche e specialista di mondo balcanico.
FONTI
https://www.theguardian.com/world/2025/feb/01/student-led-protests-in-serbia-mark-railway-station-deaths-blamed-on-graft
https://www.bbc.com/news/articles/c1m5x1j3p2yo
https://www.france24.com/en/live-news/20241230-former-serbian-minister-among-13-charged-over-fatal-train-station-accident
https://www.politika.rs/scc/clanak/657991/vu-lin-iza-pro-te-sta-u-sr-bi-ji-sto-je-za-pad-ne-oba-ve-staj-ne-slu-zbe
https://video.corriere.it/video-virali/serbia-l-auto-del-presidente-vucic-perde-una-ruota-mentre-sfreccia-sulla-strada/838306ec-ff21-483d-8360-245133862xlk
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