Un decennio di misurazioni globali delle precipitazioni con Gpm

Un decennio di misurazioni globali delle precipitazioni con Gpm

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Un decennio di misurazioni globali delle precipitazioni con Gpm
Le precipitazioni sono una componente fondamentale del nostro clima. Negli ultimi anni, tuttavia, abbiamo assistito a eventi estremi sempre più frequenti e devastanti. Ne sono esempio le recenti alluvioni che hanno ripetutamente colpito l'Emilia Romagna, oppure la cosiddetta “goccia fredda” che ha scaricato su una zona vicina a Valencia, in Spagna, un’impressionante quantità d’acqua in poche ore. Per comprendere meglio le dinamiche meteorologiche e climatiche, e prevenirne gli effetti disastrosi, è fondamentale monitorare le precipitazioni su scala globale. Un esempio pratico di monitoraggio è ben spiegato in questo video della Nasa che illustra le scoperte effettuate negli ultimi dieci anni grazie alla missione GPM, #Global #Precipitation #Measurement, gestita dalla Nasa assieme all’agenzia spaziale giapponese Jaxa. GPM raccoglie e coordina i dati provenienti da una costellazione di satelliti meteorologici di varie nazionalità. Il cuore della missione, il Core Observatory di GPM, è stato lanciato dal Centro Spaziale di Tanegashima in Giappone all'inizio del 2014. Grazie all'utilizzo di un radar, è stato il primo satellite capace di vedere attraverso le nuvole e misurare le precipitazioni, sia pioggia che neve, dall'Equatore fino alle regioni polari. Nel suo primo anno di attività, il satellite ha documentato le intense piogge del monsone indiano. Questo fenomeno stagionale di venti e piogge può rappresentare fino al 60% delle precipitazioni annuali della regione. GPM ha permesso di osservare questi sistemi nel loro insieme, sia sulla terraferma che sull'oceano, fornendo ai ricercatori dati preziosi per studiare la variabilità dei monsoni e il loro impatto su agricoltura, inondazioni e frane. Nel 2015, il ciclone tropicale Kilo ha attraversato l'Oceano Pacifico per ben 21 giorni. La sua eccezionale durata ha creato un vero e proprio laboratorio naturale, permettendo di studiare l'evoluzione di un ciclone tropicale in modo unico. GPM lo ha osservato sei volte, seguendone la trasformazione da uragano a tifone dopo l'attraversamento della linea del cambiamento di data. L'uragano Matthew, nel settembre 2016, ha segnato un record diventando il primo uragano di categoria 5 in quasi un decennio. La sua rapida intensificazione - da categoria 1 a 5 in meno di 24 ore! - ha lasciato dietro di sé una scia di distruzione. Durante il suo passaggio nei Caraibi, i dati di GPM e altri satelliti hanno permesso ai ricercatori di creare un'immagine tridimensionale dell'uragano, svelando complesse interazioni atmosferiche. Meno di un anno dopo, l'uragano Harvey ha toccato terra in Texas come categoria 4. Il suo successivo rallentamento ha causato precipitazioni senza precedenti, superando i 1200 millimetri in alcune zone. Il sistema GPM è stato in grado di monitorare Harvey e le conseguenti inondazioni grazie a un software che combina le informazioni provenienti da diversi satelliti meteorologici e stima le precipitazioni su tutto il globo. In questo modo, indipendentemente da dove si trovi il satellite principale GPM, la Nasa può tracciare l'impatto dei sistemi di precipitazione e fornire dati ogni mezz'ora alle agenzie locali e regionali. GPM non si limita alla pioggia: è stato il primo satellite NASA a misurare l'intero spettro delle precipitazioni, dalla pioggia leggera alla neve intensa. Nel gennaio 2018, ha osservato un ciclone in rapida intensificazione, caratterizzato da una caduta estrema della pressione centrale del sistema e per questo chiamato anche “bomba”. Gli strumenti radiometrici e radar a bordo di GPM hanno permesso di osservare l'interno della tempesta e di analizzare le precipitazioni congelate nella parte alta delle nuvole, misurando, strato per strato, la dimensione e la distribuzione delle particelle di neve. [...] In conclusione, GPM sta costruendo un archivio sempre più ricco e dettagliato delle precipitazioni globali. Questo patrimonio di dati offre alla ricerca uno strumento importante per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico. Quando si parla di clima, infatti, bisogna definire cosa significa "normale". Offrire la miglior rappresentazione di ciò che sta realmente accadendo riguardo al ciclo annuale delle precipitazioni è quindi un modo di fare climatologia. Sapere quando, dove e quanto piove o nevica, dicono i responsabili della missione, migliorerà la nostra comprensione dei cicli meteorologici e climatici della Terra. Servizio di Stefano Parisini Crediti video: NASA Goddard Space Flight Center, Sky Tg24, Sky News Musica CC: Scott Buckley: Winter Waltz, Call To Adventure – Unlink: Revolutions --- MediaInaf Tv è il canale YouTube di Media Inaf (http://www.media.inaf.it/)