La storia della FIAT 127 | Quando l'Italia dell'auto era AVANTI anni luce....
La Fiat 127 è stata una automobile importantissima, perché ha significato per tanti italiani l’approdo alla agognata quota “1000cc”, anche se in realtà i centimetri cubici erano solo 903.
Ancora di più, è stata l’automobile che ha sancito la netta superiorità della Fiat nel settore delle medie cilindrate, resistendo per ben sei anni in testa alla classifica europea di vendita, da cui sarà scalzata solo nel 1979 dalla Renault 5.
Se alle sue vendite si aggiungono quelle altrettanto straordinarie di Fiat 128 ed Autobianchi A112, si capisce quanto la casa torinese avesse visto giusto nel puntare sulla trazione anteriore con motore trasversale, scelta tecnica verso la quale c’era allora forte diffidenza.
Oltre che per le sue soluzioni tecniche, la 127 era vincente per il design moderno, l’abitabilità, le prestazioni. Presentata nel 1971, vivrà ben 16 anni, rappresentando oltretutto la prima world car Fiat, costruita non solo in Spagna dalla Seat, allora partecipata da Fiat ed in Jugoslavia sotto le sembianze della Yugo, ma soprattutto in Sudamerica, dove si imporrà come una delle automobili più popolari del continente, oltre ad essere la prima con possibilità di alimentazione ad etanolo.
Va senza dubbio menzionato che la concorrenza dovette precipitosamente inseguire la 127: Renault 5, Peugeot 104, Volkswagen Polo e Golf, Audi 50, Ford Fiesta, Citroen Visa, nacquero per contrastarne il successo replicando la sua formula vincente.
Dopo avere ringraziato per il fondamentale aiuto il Centro Storico Fiat, dobbiamo come al solito correggere alcune sviste del video: a contribuire al suo design, oltre Pio Manzù, fu Rodolfo Bonetto, non Roberto come erroneamente citato. La Ford Fiesta vide la luce nel 1976 e non nel 1978. Inoltre, quando parlo della 127 da 47 Cv come la più veloce, intendo ovviamente riferirmi a quelle di cilindrata 900 cc. Sicuramente ci saranno altre sviste, ma la storia di questa fantastica vettura è veramente lunga e complicata. Claudio Pavanello.
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