L’aereo ritrovato: un B-24 Liberator in Polesine racconta la sua storia tra reperti ed eroismo
È prima di tutto una storia di abbracci e di commozione tra famiglie, che 80 anni prima la seconda guerra mondiale aveva fatto incrociare. Ma è anche una storia di archeologia dei conflitti. Ora la signora Christine, americana, figlia di un mitragliere di un Liberator, può abbracciare i discendenti di chi aveva salvato la vita a suo padre, tra i canneti del Polesine e le spiagge di Cesenatico.
La storia la iniziamo da queste pentole: grandi , piccole di tutte le fogge.
E da questo aereo, un B24. Pentole ovunque, di buon alluminio, in Polesine, realizzate dalle ali e dalla fusoliera di un bombardiere atterrato, in emergenza, su una spiaggia poco distante. Una manna dal cielo, per una popolazione stremata e senza nulla come nel Polesine occupato di fine guerra. Archeologia del riuso, biografia di oggetti di un conflitto, da strumenti di morte a utensili
Dopo le pentole, altro protagonista di questo film – la parola film non la usiamo a caso – è il Polesine, con il suo paesaggio d’acqua, i suoi canneti, le spiagge attorno al delta del grande fiume, e la sua povertà ancora molto evidente alla metà del 900
Poi ci sono le barche, piccole, fragili ma molto molto tenaci. E chi le barche le utilizzava, i pescatori, barcaioli, uomini e donne polesani. Così generosi da privarsi del cibo per darlo a degli aviatori americani in fuga dai tedeschi, così coraggiosi da rischiare la vita più volte per salvarli, e per portarli, a forza di braccia e remi, fino alla Romagna già in mano agli alleati
David Dickie, già 49 missioni, è al comando del suo B24 Liberator – il Jenny Ann - partito dalla base di Stornara in Puglia, per una missione su aeroporti della Luftwaffe a Monaco, è del 747esimo Bomber Squadron. Le cose di mettono male, arriva sull’obiettivo con motore impiantato e sulla via del ritorno perde gli altri tre. Ci vorrebbe un miracolo per salvarsi, e il miracolo di compie su una spiaggia tra il Delta del Po
Il lavoro di ricostruzione di Aerei Perduti del Polesine è stato uno scavo nelle fonti e una ricerca sul terreno. Sono stati loro a mettere in moto quel meccanismo di conoscenza per storie che erano talvolta ignorate anche dai familiari degli aviatori.
Ma che ne fu di Giovanni Siviero “Cicolani”? Il suo soprannome, leggermente storpiato, lo troviamo tra gli attori di Paisà, capolavoro neorealista di Rossellini del 46, candidato all’Oscar. Il sesto episodio è ambientato in Polesine, e tra i protagonisti Cigolani interpreta praticamente se stesso, nel ruolo del partigiano.
Lo ritroviamo sulla barca, tra i canneti, in quella stessa ambientazione che aveva visto, come un film, la storia di parte dell’equipaggio del B-24. Realtà e finzione hanno a volte un confine offuscato e incerto come le acque e le nebbie polesane. Giovanni Siviero muore nel 1976, senza mai vantarsi, senza sfruttare nell’Italia del dopoguerra la sua appartenenza – sul campo – alla resistenza vera, con missioni pericolose, confermate dagli alleati. Un caso molto raro. Riceve, nel 2004, una menzione d’onore dal Congresso degli Stati Uniti. Dall’Italia, di fatto nulla, a parte a livello locale. Ci sarebbe da farne un film, ma ci vorrebbe, ancora un Rossellini.