Segreti nascosti della Guerra Fredda - Le opere della Fanteria d'Arresto sul confine orientale
Esplorare le opere dell'imponente sistema di difesa del confine orientale messo a punto dalla Fanteria d'Arresto a partire dagli anni '50, ci permette ci scoprire quanto fosse temuta al tempo una possibile invasione dell'Italia da parte dei paesi del Patto di Varsavia. Cercheremo di scavare nel passato tormentato di queste terre di confine per capire le complesse vicende storiche che hanno determinato lo sviluppo di un sistema fortificato così esteso. Vicende che ebbero inizio con l'entrata dell'Italia nell'Alleanza Atlantica, a cui si contrappose l'alleanza dei paesi aderenti al patto di Varsavia, determinando così una netta frattura politica e militare tra i due blocchi e la nascita di una vera e propria Cortina di Ferro, con il conseguente ed inevitabile inizio della guerra fredda.
Nei primi anni '50, la questione di Trieste con lo spinoso problema del posizionamento definitivo del confine non era ancora stata risolta, e il territorio della città giuliana era diviso in zona A, sotto il controllo del Governo Militare Alleato, e zona B sotto il controllo della Yugoslavia. Nonostante il progressivo avvicinamento della Yugoslavia all'occidente a partire dal 1948, l'atteggiamento ambiguo di questo paese proclamatisi neutrale, era stato giudicato con diffidenza dallo Stato Maggiore dell'Esercito, che temeva un possibile colpo di mano del maresciallo Tito per conquistare il territorio di Trieste, replicando il suo precedente tentativo di annettere la città nel 1945. Ma ancora più forti erano i dubbi sul ruolo che avrebbe avuto la Yugoslavia in caso di invasione da parte delle forze sovietiche, con il rischio concreto che il paese balcanico potesse schierarsi con i paesi del patto di Varsavia in un eventuale attacco.
In tale contesto di incertezza, nel 1950 l'Italia mise a punto una prima linea di difesa, lungo il fiume Tagliamento, la cosiddetta linea gialla, dove si sarebbero schierati i reparti necessari a respingere un eventuale invasione da est. Negli anni successivi, alcuni studi della NATO suggerirono di spostare la prima linea difensiva all'altezza del fiume Isonzo, adottando una linea di difesa comune ed efficace per respingere eventuali minacce. Questa nuova linea, dove sarebbero stati impiegati reparti dell'Esercito Italiano, venne denominata linea azzurra e avrebbe avuto la funzione di proteggere essenzialmente la fascia confinaria orientale, in cui era stato individuato però un punto critico, vulnerabile ad eventuali attacchi del nemico denominato "soglia di Gorizia". Si temeva infatti che le particolari caratteristiche geografiche del territorio caratterizzato da una lunga conca prima del confine, avrebbero favorito l'avanzata delle armate sovietiche, consentendo ai carri armati di entrare facilmente in Italia attraverso la valle del Vipacco e da nord, attraverso l'Austria tentando di sfondare nei pressi di Tarvisio.
Per scongiurare questa minaccia, a partire dalla metà degli anni ’50, vennero costruite diverse fortificazioni, iniziando dalla zona compresa tra il Monte Guarda e il Collio. La “Soglia di Gorizia”, in cui il Monte San Michele costituisce la spalla meridionale, diventò il punto chiave di tutta la linea fortificata, e venne identificata dallo Stato Maggione dell'Esercito come “Posizione difensiva Verde". Era formata da difese campali organizzate in 6 capisaldi per un totale di ben 424 strutture. Il completamento di questo complesso sistema difensivo, si realizzo tra il 1962 e il 1968, quando presso Monfalcone le colline Carsiche dell'entroterra vennero trasformate in una vera e propria fortezza invisibile a difesa della frontiera orientale.
Le innumerevoli opere realizzate in quell'area comprendevano osservatori, posti di comando, postazioni per mitragliatrici, cannoni, mortai e lanciarazzi, nonché ricoveri, posti di medicazione, e depositi di munizioni. Le strutture a difensive permanenti rimasero in condizioni di piena operatività fino alla prima metà degli anni ‘80, per essere poi definitivamente dismesse nei primi anni '90, e infine in larga parte demolite con recupero delle parti metalliche tra il 2010 e il 2015.
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Fonte immagini:
Photobooks Fortificazioni "Sentinelle", "Fortezze Nascoste", "Quaderni d'Arresto", "Frontiera Est" ed. it.blurb.com/user/BuzzMidnight
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Associazione per lo Studio e la Salvaguardia delle Fortificazioni a Nord-Est
G.Muran
archivio privato Carlo Dorigo
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